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Il Santo Sacerdozio

di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI

Festa del Sacro Cuore di Gesù
23 giugno 1995

Carissimi beneamati in Cristo,

Nel Vangelo di S. Matteo, leggiamo della chiamata dei due primi Apostoli, S. Pietro e suo fratello S. Andrea, da parte del Nostro Divino Signore Gesù Cristo:

“Mentre camminava presso il mar di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e suo fratello Andrea, che gettavano una rete in mare (poiché erano pescatori). E disse loro: ‘Venite, seguitemi, e vi farò pescatori di uomini.’ E subito lasciarono le reti, e Lo seguirono” (Matt. 4:18).

Quello che Gesù Cristo fece circa 1900 anni fa, ha continuato a farlo in ogni epoca, cioè chiamare degli uomini che lascino ogni cosa per seguirLo e diventare “pescatori di uomini.”

In questa lettera pastorale, ammiriamo la bontà e misericordia di Dio nell’istituzione del Sacramento dell’Ordine Sacro col quale degli uomini vengono ordinati per continuare la missione cominciata da Cristo qui sulla terra — di glorificare il Padre (con la rinnovazione del Sacrificio del Calvario nella Santa Messa) e di lavorare per la salvezza delle anime (mediante l’amministrazione dei Sacramenti e la predicazione del Vangelo).

Quando consideriamo il Sacramento dell’Ordine, la primissima domanda che ci viene alla mente è: che cos’è un prete? Un prete è definito precisamente come un alter Christus — un altro Cristo. Egli continua con il suo ministero terrestre la vita di Cristo qui sulla terra; con la sua ordinazione sacerdotale, agisce in persona Christi (in persona di Cristo).

S. Paolo ci dice nella sua Epistola agli Ebrei:

“Poiché ogni gran sacerdote, preso tra gli uomini, è incaricato per gli uomini delle cose che si riferiscono a Dio...” (Ebrei 5:1).

E che cosa sono queste “cose che si riferiscono a Dio?” Come prima cosa e più importante, il prete offre il Santo Sacrificio della Messa — la rinnovazione incruenta del Calvario. Il sacrificio è in qualche modo sinonimo di religione, perché senza sacrificio non c’è religione. Nel Vecchio Testamento, troviamo frequentemente riferimenti all’offerta di sacrifici a Dio per soddisfare per i peccati. Nel libro dell’Esodo, leggiamo di Mosè:

“E prese il sangue e lo spruzzò sul popolo, e disse: ‘Questo è il sangue dell’alleanza che il Signore ha fatto con voi riguardo a tutte queste parole’” (Esodo 24:8).

Quanto simili sono queste parole di Mosè: “Questo è il sangue dell’alleanza” alle parole di Cristo all’Ultima Cena: “Questo è il Calice del Mio Sangue.” Tuttavia, questi sacrifici del Vecchio Testamento erano solo una prefigurazione dell’unico e solo accettabile sacrificio di Cristo sulla Croce e della rinnovazione incruenta di quello stesso sacrificio durante la Santa Messa. All’Ultima Cena, il Nostro Divino Signore prese il pane ed il vino e con la sua Onnipotenza lo cambiò nel Suo Corpo e Sangue, quando disse:

“Prendete e mangiatene; questo è il Mio Corpo....

“Bevetene tutti; perché questo è il Mio Sangue della Nuova Alleanza, sparso per molti in remissione dei peccati” (Matt. 26:26).

E immediatamente dopo la transustanziazione del pane e del vino nel Suo Corpo e Sangue, Nostro Signore comandò ai discepoli:

“Fate questo in memoria di Me” (Luca 22:19).

Con queste parole, Cristo comandò agli Apostoli, i primi preti, di fare esattamente la stessa cosa — cambiare il mero pane e vino nel Suo proprio Corpo e Sangue. E sappiamo che gli Apostoli eseguirono questo comando, perchè S. Paolo nella prima Epistola ai Corinzi ricorda loro che:

“Ogni volta che mangerete questo pane e berrete questo calice, proclamerete la morte del Signore, finchè Egli venga.” (1 Cor. 11:26).

E che:

“Il calice di benedizione che benediciamo, non è forse la partecipazione del Sangue di Cristo? E il pane che spezziamo, non è forse la condivisione del Corpo del Signore?” (1 Cor. 10:16).

Che meravigliosa condiscendenza! Nostro Signore diede agli Apostoli, e tramite loro mediante il Sacramento dell’Ordine a coloro che verranno ordinati al sacerdozio in futuro, il potere di offrire il Santo Sacrificio della Messa e di consacrare il pane e il vino mutandoli nel Suo proprio Corpo e Sangue. Il Concilio di Trento fu assai chiaro a questo riguardo:

“Sebbene Cristo Nostro Signore stesse per offrirsi una sola volta all’Eterno Padre sull’altare della Croce morendo attualmente per ottenerci l’eterna redenzione, tuttavia affinchè il Suo sacerdozio non si estinguesse con la Sua morte, allo scopo di lasciare alla Chiesa un visibile sacrificio adatto alla presente condizione degli uomini, un sacrificio che potesse allo stesso tempo rappresentarci il cruento sacrificio consumato sulla Croce, preservare la memoria di esso fino alla fine del mondo, ed applicare i suoi salutari frutti per la remissione dei peccati che commettiamo giornalmente; durante l’ultima cena, proprio nella notte in cui fu tradito, dando prova di essere stabilito sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchisedech, offrì a Dio il Suo Corpo e Sangue, sotto le apparenze del pane e del vino, e, sotto gli stessi simboli, li diede agli Apostoli, che costituì al tempo stesso sacerdoti della Nuova Legge. Con queste parole: ’Fate questo in memoria di Me,’ li incaricò, insieme ai loro successori nel sacerdozio, di consacrare ed offrire il Suo Corpo e Sangue, come la Chiesa Cattolica ha sempre compreso ed insegnato.”

E più oltre il Concilio dichiara che Nostro Signore, placato con l’oblazione del Sacrificio della Messa, ci garantisce le Sue grazie e la remissione del peccato. Esso dice:

“Essa è una sola e medesima Vittima; Colui che offre il sacrificio è quello stesso che, dopo aver sacrificato se stesso sulla Croce, offre ora se stesso tramite il ministero del prete; non c’è differenza eccetto che nella maniera dell’offrire.”

La natura sacrificale del sacerdozio e la dottrina secondo la quale il prete agisce come Persona di Cristo sono aspetti molto importanti da ricordare, specialmente ai tempi nostri, nei quali la Chiesa Moderna ha mutilato la Messa ed l’ha sostituita con il Novus Ordo (la Nuova Messa Moderna). Nella vera Messa, il prete consacra le Sacre Specie col potere che possiede dalla sua sacra ordinazione, con il quale agisce come Persona di Cristo. Perciò il prete dice nella Consacrazione durante la Messa: “Questo è il Mio Corpo”; “Questo è il Calice del Mio Sangue,” e non “Questo è il Corpo di Cristo,” nè “Questo è il Calice del Suo Sangue.” Nella Messa del Novus Ordo, troviamo invece una nuova definizione della Messa nella Prefazione Generale, dove si legge:

“La Cena del Signore è la sacra sinassi o assemblea del popolo di Dio, presieduta dal sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore. Vale perciò eminentemente per questa assemblea locale della Chiesa, la promessa di Cristo: ‘Là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro.’” (Istruzione Generale del Novus Ordo, 6 aprile 1969).

Si noti la terminologia del “sacerdote presidente” e il riferimento scritturale: “Là dove due o tre sono riuniti nel mio nome.” Nel Novus Ordo, il prete non offre più il Santo Sacrificio e non consacra il pane e il vino in Corpo e Sangue di Cristo in persona Christi (come Persona di Cristo); ora egli meramente presiede l’assemblea, e l’assemblea, cioè il popolo insieme adunato, causa una spirituale presenza di Cristo. Questa nuova definizione della Messa è una definizione luterana!

Quando si legge nella storia ecclesiastica della distruzione del Santo Sacrificio della Messa in Germania per opera di Martin Lutero, ed in Inghilterra per opera dell’Arcivescovo Cranmer, si trova che la storia si è ripetuta negli scorsi anni ‘60 con l’introduzione del Novus Ordo Missae, ma su una scala ben più vasta. E riguardo a questo ripetersi della storia sorge il medesimo serio dubbio che esiste riguardo alla validità delle "ordinazioni" che hanno luogo nella Chiesa Conciliare del Vaticano II.

Con questa nuova definizione della Messa secondo Lutero, è stato cambiato proprio lo scopo stesso del sacerdozio. Questa fu una delle ragioni per le quali Papa Leone XIII dichiarò nella Costituzione Apostolica “Apostolicae Curae” invalide le ordinazioni Anglicane — per mancanza di intenzione di ordinare preti per offrire il Santo Sacrificio della Messa.

Ancora una volta, apprezziamo l’inestimabile dono del santo sacerdozio, per mezzo del quale abbiamo il Santo Sacrificio della Messa.

Il ruolo secondario del prete è la salvezza delle anime, specialmente mediante l’amministrazione dei Sacramenti. Nel Vangelo di S. Giovanni, si legge come il Nostro Divino Signore, dopo la Risurrezione, apparve agli Apostoli:

“Egli quindi disse loro di nuovo: ‘La pace sia con voi! Come il Padre ha mandato Me, anch’io mando voi.’ E dopo che ebbe detto ciò, soffiò su di loro, e disse: ‘Ricevete lo Spirito Santo; a coloro ai quali perdonerete i peccati, questi saranno loro perdonati; a coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti’” (Giov. 20:21).

Qui, dobbiamo ripetere che il prete, agendo in Persona di Cristo, dice: “Ego te absolvo a peccatis tuis” — “Io ti assolvo dai tuoi peccati” e non “Cristo ti assolve dai tuoi peccati.” Con l’ordinazione, il prete si identifica con Cristo.

Dove saremmo spiritualmente senza il Sacramento della Penitenza? Come sarebbero gravate le nostre anime, senza la rassicurante certezza offertaci dalle parole del prete:“Ego te absolvo a peccatis tuis...” (Io ti assolvo dai tuoi peccati).

All’inizio della nostra vita spirituale, fu il sacerdote che mondò la nostra anima dal peccato originale e ci diede la vita di Dio — la grazia santificante — attraverso il Sacramento del Battesimo. Mediante questo necessarissimo Sacramento, diventiamo figli di Dio ed eredi del paradiso, come disse Nostro Signore:

“In verità, in verità vi dico, che se un uomo non rinasce di acqua e Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio” (Giov. 3:5).

E quando la nostra vita volge al termine, ancora una volta, il prete è là per assisterci e sostenerci per mezzo del Sacramento dell’Estrema Unzione. Nell’Epistola di S. Giacomo, troviamo il riferimento scritturale di questo Sacramento:

“Vi è fra voi qualcuno che sia malato? Chiami i presbiteri della Chiesa, che preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera di fede salverà il malato, e il Signore lo farà rialzare, e se aveva dei peccati gli saranno rimessi” (Giacomo 5:14).

Avendo brevemente considerato il ruolo necessario del sacerdozio nella Chiesa, ci si deve meravigliare, allora, che il diavolo odii i preti, che desideri la loro caduta, che faccia il massimo sforzo per allontanare i giovani dal seguire la vocazione al sacerdozio? Preghiamo per i nostri preti, e preghiamo anche che Dio mandi più operai per la Sua messe! Questo mese di giugno segna il 10° anniversario della mia ordinazione sacerdotale e di quella di Padre Louis Kerfoot. Per favore, ricordateci nelle vostre preghiere il 27 giugno, festa di Nostra Madre del Perpetuo Soccorso.

In Christo Jesu et Maria Immaculata,
+ Mark A. Pivarunas, CMRI